Per i 52 bambini curdi arrivati nel nostro Paese per essere curati l’avventura italiana sembra essere iniziata nel migliore dei modi.
La maggior parte, insieme ai familiari, sono stati accolti nelle case di accoglienza predisposte e hanno iniziato il percorso terapeutico, mentre i più gravi sono stati immediatamente ricoverati immediatamente in ospedale.
Alcuni dei piccoli pazienti, affetti da gravi malformazioni cardiache, sono stati già sottoposti ad intervento chirurgico all’Ospedale di San Donato Milanese e il decorso postoperatorio sembra soddisfacente. Anche le notizie che arrivano dall’Ospedale Bambino Gesù e dai Policlinici Umberto I e Tor Vergata di Roma sono positive, per tutti è iniziato il percorso terapeutico.
L’apertura di questo vero e proprio corridoio sanitario segna l’inizio di un importante progetto di cooperazione sanitaria tra il nostro Paese e la Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno. Ideato dalla Fondazione IME e voluto fortemente dal nostro Ministero degli Affari Esteri, in particolare dalla Direzione Generale per i paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente diretta dall’Ambasciatore Riccardo Sessa, il progetto punta a realizzare nell’Iraq settentrionale di un sistema sanitario efficace e disponibile per tutta la popolazione.
Entro pochi mesi il contingente militare italiano lascerà l’Iraq, ma l’Italia non abbandonerà il Paese, il nostro Governo si è, infatti, impegnato realizzare una serie di iniziative a sostegno della ricostruzione. L’obbiettivo e quello di proporre un "modello italiano" di collaborazione, quello stesso modello di cooperazione e partnenariato portato avanti dalla Fondazione IME in tutte le sue iniziative.
Un approccio alla cooperazione che in questi anni ha permesso alla Fondazione di mantenere aperti canali di collaborazione concreta con il principale ospedale di Baghdad e, contemporaneamente, di lavorare a un intervento sanitario nella Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno.
Il punto di forza più significativo di questo progetto è nella capacità di coinvolgere in un’unica rete di cooperazione internazionale molte e diverse istituzioni italiane. Infatti, oltre al Ministero degli Affari Esteri, sono impegnati in questa iniziativa il Ministero della Salute e la Regione Lazio, i principali poli universitari di Roma e strutture ospedaliere di Milano, Firenze, Genova e Roma.
Come passo concreto nella direzione della conquista dell’autonomia sanitaria si deve anche leggere la presenza in Italia di 12 specialisti curdi, cardiologi ed ematologi, arrivati in Italia per seguire i loro piccoli pazienti e partecipare a un corso di aggiornamento e formazione.
Forse è ancora lontano il giorno in cui tutti i bambini di questa Regione del Kurdistan potranno essere curati senza affrontare i rischi di un lungo viaggio, ma certamente si stanno muovendo i primi passi concreti in questa direzione.