LA TRAGEDIA
Il villaggio di Guinsaugon, vicino alla città di Saint-Bernard, nella parte meridionale dell'isola di Leyte, è stato completamente cancellato. Una marea di acqua e terra si è staccata da una montagna, abbattendosi sulle case. Soltanto 45 gli abitanti tratti in salvo dai soccorritori
Filippine, in centinaia sepolti dal fango
Almeno 200 i morti e 1.500 le persone disperse: sommersa anche una scuola con 250 bambini Dopo due settimane di piogge torrenziali un terremoto ha provocato la gigantesca frana.
L'intera zona sembra coperta da un "lenzuolo" di fango e terra. Solo le cime di alcune palme riescono a trafiggerlo. Sotto quel mare di detriti, c'era il villaggio di Guinsaugon, vicino alla città di Saint Bernard, nella parte meridionale dell'isola di Leyte, nel centro dell'arcipelago delle Filippine. È stato completamente cancellato, così come sono "svanite" le sue 375 case. Sotto il fango è rimasta sepolta anche una scuola, frequentata da almeno 250 bambini. La terribile conta delle vittime è ostacolata dalla difficoltà dei soccorsi, ma si teme che sotto il fango possano essere rimaste imprigionate anche fino a 1500 persone. Circa duecento i morti. Nel villaggio, secondo il deputato filippino Roger Mercado, vivevano dalle 3 alle 4 mila persone. La tragedia si è consumata in pochi attimi alle 10.45 di ieri mattina (ore locale). Una gigantesca onda di terra e fango si è staccata dalla montagna e si è abbattuta sul villaggio. A provocarla, le piogge incessanti che da due settimane stanno imperversando sulla regione, ma anche una scossa di terremoto - un sisma di grado 2,6 sulla scala Richter - che ha in qualche modo contribuito a produrre la gigantesca frana. Ma dietro la tragedia ci sono anche colpe e responsabilità. Il paesaggio della regione ha subito scempi di ogni tipo; dagli scavi minerari alla deforestazione selvaggia. Difficile anche l'opera dei soccorritori. Le strade sono bloccate, così come risultano ostruite le vie di accesso alla regione. Si è preso a scavare con le mani, e con ogni mezzo possibile. Sono 45 le persone tratte in salvo. In un discorso televisivo, il presidente delle Filippine Gloria Arrojo, ha annunciato che sono partiti i soccorsi «per aria, terra, e mare» in direzione di quel che resta del villaggio, difficilmente raggiungibile. «Unità della marina serviranno da ospedali galleggianti e da centri di coordinamento per le operazioni della protezione civile». Un aereo è partito dalla capitale, Manila, portando oltre a generi di soccorso tr a i più vari, anche mille sacchi di plastica destinati a contenere i cadaveri recuperati. Si è messa anche in moto la solidarietà internazionale. Due navi da guerra statunitensi che partecipavano a manovre a nord di Manila, si sono dirette sul posto. A Ginevra, la Croce Rossa Internazionale ha sbloccato 128 mila euro dal suo fondo d'emergenza per questa calamità e ha lanciato un appello perché si raccolgano 2 milioni di franchi (1,28 milioni di euro). La somma servirà a finanziare l'acquisto di materiale, quali tende, utensili da cucina, zanzariere, articoli i igiene e pastiglie per la purificazione dell'acqua, per i sopravvissuti nei prossimi sei mesi. I primi aiuti sono stati portati sul posto da elicotteri militari che hanno potuto arrivare nonostante il cielo molto nuvoloso, ma con la notte i voli sono stati interrotti. I soccorritori sono messi in difficoltà dal perdurare della pioggia, mentre il terreno, pregno d'acqua, impedisce il transito dei mezzi con equipaggiamenti pesanti.