PANGANDARAN (Indonesia)
Si aggrava di ora in ora il bilancio delle vittime dello tsunami che ieri ha investito le coste meridionali dell'isola di Giava. L’onda anomala si è scatenata in seguito a un terremoto di magnitudo 7,2 gradi della scala Richter, registratosi a 355 Km a sud di Jakarta, nei fondali dell'oceano Indiano.
Sono state colpite le località di Cilacap – conosciuta per lo stabilimento della compagnia petrolifera nazionale Pertamina – e Pangandaran – famosa spiaggia turistica, dove al momento rimangono interrotte le comunicazioni.
Il numero delle vittime accertate ha ormai superato le 350 unità, con leggere differenze a seconda delle versioni. Secondo l'unità di crisi allestita dal governo indonesiano, l'onda anomala abbattutasi sulla spiaggia di Pangandaran ha causato almeno 352 morti.
Tra le vittime anche sei stranieri: due sauditi, madre e figlio, un olandese, uno svedese, un giapponese e un belga.
I feriti sarebbero invece 510 feriti, mentre, i dispersi all'incirca 140.
Pare che i sistemi di sicurezza non abbiano funzionato a dovere: l'allarme è scattato in ritardo e, nell'arcipelago delle Andamane è arrivato due ore dopo, mentre le spiagge erano ancora affollate, per cui le persone hanno capito troppo tardi cosa stava per verificarsi. Immediata la risposta dei portavoce dell'Onu, secondo i quali i sistemi hanno funzionato bene, diffondendo l’allarme per tempo.
Sembra, però, che su 25 serie di boe di segnalazione previste ne sono state attivate appena due, nessuna delle quali nelle acque di Giava.
Al momento, secondo una prima stima, le persone rimaste senza casa sono 52.700. I soccorritori, i militari e le forze di polizia stanno ora lottando contro il tempo alla ricerca di sopravvissuti tra le assi delle barche devastate e tra le rovine delle abitazioni distrutte dalla forza dell'acqua, sono già state allestite tre cucine da campo e attivate le strutture per distribuire il cibo.
Sono anche arrivati sacchi per i cadaveri e primi aiuti (tende e cibo) per andare in soccorso alle migliaia di persone fuggite dalle case. “Jakarta – afferma Rustam Pakaya, capo del Centro di crisi del ministero indonesiano della Sanità, – ha inviato nella zona venti tonnellate di cibo e materiale sanitario per il primo soccorso”.
Il governo indonesiano, come ha confermato il vice presidente Yusuf Kalla, ha già destinato 108mila dollari per le prime emergenze. Aiuti arrivano anche dal World Food Program delle Nazioni Unite che ha già inviato 15 tonnellate di cibo alla provincia di Pangaradan e due camion di viveri nella città universitaria di Yogyakarta. Gli aiuti sono stati stanziati dopo la richiesta del ministero del welfare indonesiano, alla luce di osservazioni effettuate da una delegazione dell'Onu.
"L'area del terremoto è comunque circoscritta e ristretta" afferma Victor Sardin, geofisica al Pacific Tsunami Warning Center alle Hawaii. Sono dunque scongiurati gli effetti dello tsunami del dicembre 2004, che provocò in Indonesia la morte di 220 mila persone di cui 168 mila solo nella zona di Aceh.
Save Children’s Life risponde all’appello delle organizzazioni partners invitando ogni persona di buon cuore a contribuire con una donazione di 50 euro e quello che è possibile.
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